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Carlo Magno.

(o Carlomagno). Re dei Franchi e imperatore del Sacro Romano Impero. Figlio di Pipino il Breve, capostipite della dinastia dei Carolingi. Nel 754 venne mandato dal padre in Italia per conferire con il papa Stefano II, che sollecitava l'intervento dei Franchi contro i Longobardi. Alla morte del padre (768), gli succedette assieme al fratello Carlomanno. Nel 771, morto il fratello, divenne unico signore del Regno franco. Successivamente ripudiò la moglie Ermengarda, figlia del re dei Longobardi Desiderio. Le mire di Desiderio sullo Stato pontificio spinsero il papato ad accostarsi maggiormente ai Franchi. Per difendere il papato, C. scese una seconda volta in Italia con l'intento di costringere Desiderio a restituire le terre dell'esarcato al pontefice. La resistenza dei Longobardi fu vinta nella battaglia che si svolse alle Chiuse di Susa. Desiderio e suo figlio Adelchi si rifugiarono, rispettivamente, a Pavia e a Verona, che furono assediate e prese nel 774. C. preferì non aggregare il Regno longobardo a quello franco, ma lasciò in Italia i suoi rappresentanti e permise che i vinti conservassero il loro ordinamento politico e le loro leggi. Nel 776 dovette nuovamente calare in Italia per domare alcune ribellioni che si erano manifestate. In seguito dovette scendere più volte in Italia o mandarvi eserciti per arginare le minacce arrecate da Adelchi e da suo cognato Arechi allo Stato pontificio. In quegli stessi anni, C. dovette far fronte anche alla pressione araba nella penisola iberica. Dopo aver stretto rapporti amichevoli con il Califfo di Cordova, penetrò nel 778 in Spagna con due eserciti e attaccò Saragozza. Fallito questo tentativo, venne costretto a ritirarsi in Francia e, nel corso del ripiegamento, la sua retroguardia venne assalita e sterminata dai Baschi al passo di Roncisvalle. In seguito, per arginare la minaccia musulmana, organizzò la Marca spagnola fra i Pirenei e l'Ebro, con capitale Barcellona. Più importanti furono, però, i conflitti che sostenne con successo contro le popolazioni degli Avari e Bavari: nel 787, alla caduta del Regno longobardo, C. iniziò una forte penetrazione in Baviera che si concluse con la sconfitta del duca bavaro Tassilone e con la sottomissione dell'intera regione al dominio franco. Successivamente, la politica di espansione di C. si rivolse contro gli Avari che, dalla Pannonia, minacciavano la Baviera e le provincie orientali dell'Italia; tra il 791 e il 795 la sottomissione della regione fu completata e poté sorgere la Marca orientale, che difendeva dalle incursioni degli Slavi i confini del Regno dei Franchi. Per provvedere ulteriormente alla sicurezza del confine nord-orientale del suo dominio, C. si rivolse verso il territorio dei Sassoni, che abitavano la regione compresa fra il Reno, l'Elba e l'Eyder. La guerra contro queste popolazioni durò dal 772 all'804. I Sassoni, guidati dal loro eroe nazionale Vitichindo, opposero una strenua resistenza alla penetrazione franca. Anche dopo la sconfitta di Vitichindo (785), le insurrezioni continuarono e solo nell'804 la sottomissione della regione poté dirsi completa. Stabilizzati in questo modo i confini del suo dominio, C. si dedicò a conferirgli una legittimità che non poteva derivare che dal ricordo dell'Impero universale di Roma. Approfittando delle minacce dei Bizantini e dei principi di Benevento a papa Leone III, C. scese in Italia nell'anno 800 e, nella notte di Natale dello stesso anno, venne incoronato dal papa in persona imperatore del Sacro Romano Impero d'Occidente, continuando così la tradizione della romanità imperiale. Le basi del governo di C. venivano così gettate attraverso un accordo con la Chiesa, fondamentale elemento di coesione delle genti del suo Impero, composto da popolazioni estremamente diverse e unificate dalla comune fede cristiana. L'unità dell'Impero era assicurata anche dall'autorità personale del sovrano, assistito da una fitta rete di collaboratori, primo fra i quali il Conte Palatino, che seguivano C. nelle sue continue peregrinazioni. Solo nei suoi ultimi anni l'imperatore fissò una sua residenza stabile ad Aquisgrana. L'organizzazione dell'Impero venne concretizzata anche mediante una configurazione sempre più precisa delle funzioni dello Stato, i cui compiti consistevano nel mantenimento della pace e nella regolarizzazione dell'attività amministrativa. Venne inoltre sviluppata l'attività culturale che diede luogo a un'autentica rinascenza degli studi classici (la "rinascita carolingia"). Tra i maggiori autori che fiorirono alla corte di C. ricordiamo Paolo Diacono, autore dell'Historia Longobardorum, ed Eginardo, biografo personale dell'imperatore. Occupato in provvedimenti a più lungo termine, dopo la sua incoronazione a imperatore, C. non prese più parte direttamente alle guerre che vennero solitamente affidate ai suoi figli. Provvide anche a dividere tra questi ultimi le terre dell'Impero ma, morti Carlo e Pipino, unico erede restò Ludovico (813). Nell'ultimo anno della sua vita C. si ritirò ad Aquisgrana, dove morì di malattia e dove fu sepolto (742 - Aquisgrana 814).
Cartina del Sacro Romano Impero al tempo di Carlo Magno